Il progetto

Una piazza in pieno centro.

Deserta.

Un mercato coperto.

Chiuso.

Allora guarda su, c’è una festa.

Piazza del Mercato a Terni è da tempo in condizioni di degrado a causa del totale abbandono della struttura mercatale.

Il mercato coperto, che un centro era il fulcro della vita della città, è stato chiuso nel 2010 e da allora residenti e cittadini fanno fatica a frequentare questo luogo centralissimo della città proprio per le condizioni in cui versa. I pochi commercianti che insistono in piazza del Mercato sono di due tipi: storici o stranieri, in ogni caso sono da anni abbandonati a loro stessi a causa del conflitto giudiziale tra il Comune e l’acquirente privato della grande struttura mercatale. Scritte sui muri recitano “Stranieri, non lasciateci soli con gli italiani”.

In questo scenario due associazioni del territorio hanno ideato e realizzato un evento artistico a partire da un’idea semplice: chiedere agli abitanti di ospitare dei concerti sui propri balconi.

A questa richiesta è seguito un gesto minimo ma sovversivo: molti di loro hanno accettato.

L’innesco di una reazione a catena.

Il dire sì diventa contagioso, i balconi diventano molti, i musicisti anche.

Concerti da tutti i lati della piazza, della non piazza.

Il pubblico, numeroso, si sposta seguendo la musica. Sguardi verso il cielo,

il pensiero va al futuro, ai desideri.

Porte aperte.

Musicisti che salgono e scendono le scale, e con loro tecnici, organizzatori, volontari, abitanti.

Condivisione, ospitalità, finalmente ci si conosce, ci si saluta.

Tornano in piazza dei commercianti come un tempo: giovani artigiani e produttori locali.

Qualcuno balla, i bambini giocano. Non ci sono macchine in giro.

La signora Ornella porta delle ciambelle all’anice, Hossain e sua moglie delle frittelle al curry, i commercianti della piazza offrono i loro prodotti, poggiano tutto sullo stesso tavolo, per tutti.

Questo è successo il 21 ottobre a Piazza del Mercato a Terni, come culmine -non fine- di un processo di progettazione e partecipazione durato 5 mesi in cui gli organizzatori hanno coinvolto commercianti ed abitanti della zona, artisti, associazioni cittadine, produttori ed artigiani locali per ripensare il senso di una piazza abbandonata.

L’occasione, dopo un primo esperimento estemporaneo nell’autunno 2016, è stata offerta dalla vittoria del bando “Periferie Urbane” nell’ambito del programma “Sillumina” indetto da SIAE e MiBACT. Associazione Demetra e Arciragazzi gli Anni in Tasca, partner nel progetto, delineano la strada per coinvolgere giovani, artisti, abitanti, commercianti, amministrazione, nostalgici. La città tutta.

Attraverso una Open Call per musicisti under 35 raccolgono durante l’estate quasi 50 candidature riuscendo ad accoglierne solo 22 per necessità tecnico-logistiche e di budget.

Nel frattempo cominciano una corrispondenza con il quartiere per raccontare passo a passo chi sono, cosa stanno facendo e come poter partecipare attivamente all’iniziativa. Per abbattere l’estraneità che separa, la diffidenza.

Alla fine di agosto trasformano uno dei tanti negozi sfitti sulla piazza in una base operativa e punto informativo, in questo modo entrano in contatto con tutti i vicini inevitabilmente curiosi di un posto che contro tendenza alza le serrande anziché abbassarle, una lucciola d’inverno, un’oasi nel deserto.

Cresce il coinvolgimento anche del gruppo di lavoro. Oltre agli organizzatori e i volontari delle due associazioni promotrici, arrivano in città quattro giovani studentesse del Seoul Institute of the Arts che si riveleranno una grande risorsa di entusiasmo e buona volontà per l’intero progetto.

Intanto attraverso due percorsi di formazione nell’ambito della comunicazione, uno specifico sull’Ufficio Stampa e uno sul Digital Storytelling, organizzano una redazione di professionisti e giovani apprendisti con il compito di raccontare tutto il processo.

Nel frattempo il percorso si arricchisce con le progettualità delle rispettive associazioni, che per l’occasione convergono per contribuire al progetto comune.

Grazie a tale unione di intenti e forze sono stati realizzati due percorsi formativi nell’ambito della creatività: uno sulla realizzazione di murales uno sul video mapping outdoor; il collettivo Murales Lian ha donato alla piazza una grande opera muraria su un intero lato del mercato coperto; una performer, un artista visivo e una danzatrice hanno lavorato in piazza del Mercato per circa tre settimane realizzando interventi creativi con il dichiarato obbiettivo di incontrare e coinvolgere gli abitanti del quartiere.

Tali percorsi hanno contribuito al successo dell’evento coinvolgendo giovani creativi e abitanti, hanno permesso che il processo confluisse naturalmente nell’evento stesso portando con sé tutte le persone coinvolte, in fine hanno lasciato segni tangibili del passaggio e indizi di possibilità future.

Dall’inizio di agosto gli organizzatori lavorano insieme all’amministrazione comunale per aprire –per un solo giorno- il mercato. A proprie spese ne puliscono e mettono in sicurezza un corridoio per far attraversare il pubblico, per poi scoprire il giorno prima dell’evento di non poterlo fare, grazie a quello che potrebbe sembrare zelo (ma poco tempestivo) di qualche tecnico.

Niente compromessi. Nessun inchino. Il Pubblico non entrerà nel mercato.

Ma lo scatolone grigio viene aperto ugualmente.

Nonostante la delusione degli organizzatori, l’entusiasmo per quanto stava per accadere non viene frenato ed in una sola notte organizzano un piano B forse ancora più efficace del piano A e si scivola con naturalezza nell’evento.

21 ottobre 2017.

Dalle prime ore della mattina la piazza si svuota delle abituali macchine posteggiate. Diventa enorme.

Lentamente arrivano artigiani e produttori locali che sul piazzale daranno vita al “mercato fuori dal mercato”, insieme a loro tutto intorno alla vecchia struttura del mercato coperto ci saranno laboratori per bambini, esposizioni fotografiche, una merenda di quartiere.

Nei box esterni al mercato coperto che un tempo ospitavano mercanti, ripuliti ed aperti per l’occasione, prendono vita performance, installazioni visive, mostre fotografiche.

Uno dei box accoglie con rispetto un altro segno fondante della città che fu: l’insegna originale del cinema Elettra, IL cinema porno di Terni, ormai chiuso.

Il primo concerto avviene all’interno del mercato, invita il pubblico a guardare dalle porte e dalle finestre finalmente aperte.
Si apre allo sguardo una struttura fatiscente, acqua che goccia, guano. Lì nel mezzo, ieratica, una violinista.

Da quel momento è un susseguirsi di concerti tutt’intorno alla struttura del mercato, sulle cui pareti vetrate scorrono proiettati i volti delle persone che abbiamo incontrato proprio in quella piazza durante tutto il percorso.

Infine, nella notte, il mercato abbandonato si popola di lucciole.

Passata la notte tornano le auto posteggiate e con esse torna lentamente la quotidianità della piazza. Ma nei giorni seguenti all’evento una coda di suoni misteriosi escono dall’interno del mercato: è il suono di mercati d’altrove, che gli organizzatori hanno chiesto ad amici sparsi dal mondo. Così dal Mercato di Terni, vuoto, spento, risuonano i mercati di San Siro a Milano, di Porto, di Bruxelles, di Marrakech, e per fino della lontana Birmania.

Come una porta spazio temporale, lo scatolone del mercato lascia intuire la vita d’altrove, le possibilità.

Altre tracce evidenti del passaggio sono una rete di iuta ideata dall’artista Rossana Bossini ed intrecciata grazie all’aiuto di molti a ricoprire un angolo della struttura mercatale, una cortina di nodi e cornici su una delle porte realizzata da I Semi del Sapere, i muri esterni ripuliti ed il grande murales del collettivo basco Murales Lian che ricopre interamente uno dei lati del mercato.

Non si può dire che il percorso sia stato facile, né che non ci siano stati conflitti o delusioni; ma si può dire con sicurezza che è stato costellato di piccoli e grandi successi e che di certo non è terminato.

Forse è vero che per capire l’importanza di qualcosa occorre sperimentare l’assenza di essa. La potenza del vuoto sta nel riuscire a far riflettere.

E qui, in questo angolo della città, il vuoto è così evidente. È dato dalla mancanza di luoghi di aggregazione per tutte le età, mancanza di bellezza, mancanza di creatività nell’ideare soluzioni alternative, mancanza di confronto tra l’amministrazione ed i cittadini per vagliare possibilità. Mancanza dunque di fiducia che le cose possano cambiare.
E qui il senso – politico- dell’intervento: con una festa far intuire le alternative, le concrete possibilità.

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